Un focus sull’export italiano

Un focus sull'export italianoAvvocato, qual’è la situazione del mercato italiano delle esportazioni?

Dal 2007 ad oggi la produzione industriale italiana ha registrato un forte ridimensionamento. A dispetto degli anni passati, però, la ricaduta del mercato, avvenuta tra il 2011 e  parte del 2013, ha interessato maggiormente il mercato interno, rispetto alle esportazioni.

L’export rappresenta, da tempo, una soluzione strategica per la sopravvivenza delle piccole e medie imprese italiane, indipendentemente dal loro livello di internazionalizzazione. A seconda delle modalità e dell’intensità dei rapporti che vengono intrattenuti con l’estero possono, infatti, distinguersi diversi gradi di internazionalizzazione: vi sono imprese che insediano proprie unità produttive in altri Paesi, altre, invece, che preferiscono operare solo attraverso intermediari, senza conoscere direttamente il mercato estero in cui vanno ad esportare.

L’Italia ha dimostrato di possedere non solo una forte vocazione per l’esportazione di prodotti tipicamente Made in Italy (quali l’abbigliamento, l’alimentare, il pellame..) ma anche la capacità di ricoprire un ruolo da protagonista in tali settori.

Verso quali Paesi si orientano maggiormente per le esportazioni italiane?

Le piccole e medie imprese italiane hanno registrato una capacità di penetrazione nei mercati extra UE di gran lunga superiore rispetto alle altre classi dimensionali, dimostrando di saper cogliere le opportunità offerte, in particolare, dai Paesi emergenti e dal Nord America.

Le statistiche sull’export internazionale, pubblicate recentemente dall’Istat [1], evidenziano un’ottima performance italiana sul mercato Usa, in cui si attesta un incremento del 37,2% nel primo bimestre 2015, e un discreto aumento delle percentuali in Turchia (+6,2%) e in India (+2,1).

Il Made in Italy riscontra un crollo di domanda, invece, in Paesi quali Russia (-32,2%), in Africa settentrionale (-18%), Cina (-7,7%) e Giappone (-6,5%), a causa dell’instabilità geopolitica e delle conseguenze della diminuzione dei prezzi delle commodities energetiche.

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Fonte: Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Istat.

 

L’Italia rappresenta il terzo esportatore europeo verso gli Usa, dopo Germania e Regno Unito, favorita, in particolar modo, da un cambio vantaggioso (1,149 dollari per euro nel primo bimestre 2015 con una svalutazione del 15,8% rispetto al medesimo periodo dell’anno 2014). Dal report di Confartigianato, inoltre, risulta che l’Italia sia il primo Paese negli otto settori a maggior concentrazione di addetti in micro e piccole imprese. Nel 2014 sono stati esportati prodotti realizzati da 243.218 piccole imprese, per un valore di 75,4 miliardi di euro, con un aumento del 3,3% (pari a 2,4 miliardi in più) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente [2].

 

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Fonte: Elaborazione Ufficio Studi Confartigianato su dati Eurostat.

 

Il Ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, ha firmato, lo scorso 26 febbraio, il decreto di attuazione del Piano per la promozione straordinaria del Made in Italy e l’attrazione degli investimenti in Italia, per il quale sono stati stanziati 260 milioni di euro. I principali obiettivi della misura, già prevista nella Legge di stabilità, riguardano la valorizzazione dell’immagine del Made in Italy nel mondo attraverso un incremento del volume delle esportazioni internazionali, sino al raggiungimento di  flussi di export di beni e servizi di circa 50 miliardi di euro entro il triennio. Si tenderà ad aumentare il numero complessivo delle imprese che operano sul mercato globale, trasformando le aziende potenzialmente esportatrici in esportatrici abituali. Il numero medio di imprese operanti all’estero, negli ultimi anni, ha raggiunto la quota 200.000 e si ritiene che potrebbe crescere ancora di circa 20.000 unità  (tra le 70.000 circa che ne hanno le potenzialità)[3].

Un’interessante sondaggio relativo alla percezione del brand Made in Italy all’estero, realizzato da KPMG qualche anno fa [4], evidenzia quali siano i punti di forza e di debolezza dei marchi italiani all’estero. I settori economici italiani che rappresentano i poli dell’eccellenza italiana sono la moda che comprende non solo abbigliamento ma anche pelletteria, arredamento e accessori come orologeria, l’agroalimentare e il vinicolo.

Quali è, nello specifico, la situazione dell’export dell’italian food?

Il valore delle esportazioni alimentari italiane, negli ultimi dieci anni, ha subito un forte incremento sino a raggiungere la soglia del +83,8%. Nel 2004, infatti, solo due industrie su dieci esportavano all’estero, mentre oggi almeno la metà delle 54.000 industrie italiane produce anche per i mercati internazionali.

 L’80% dell’export italiano è rappresentato da marchi industriali di prestigio e da prodotti a denominazione protetta Dop e Igp. Tra le eccellenze agroalimentari del Made in Italy il primo posto spetta, per volumi di esportazioni, al comparto enologico, ma il trend è positivo anche per l’ortofrutticolo, il dolciario, i latticini e la pasta. Tra gli altri prodotti, si segnala un consistente aumento di export di mangimi (+23,0%), birra (+15,8%), pesce (+8,7%), riso (+8,1%), caffè (+7,6%), prosciutto, salumi e carni trasformate (+3,5%).

In Europa, i principali destinatari dell’export agroalimentare italiano risultano la Germania, la quale da sola assorbe il 16,1% del totale delle esportazioni italiane, e la Francia con l’11,6%.

Il mercato extraeuropeo dove le esportazioni sono cresciute nell’ultimo anno del +6,4%, raggiungendo una quota del 10,9% sul totale, sono gli Stati Uniti.
Trend positivo anche per il Regno Unito e la Svizzera. Il 52,0% dell’export alimentare italiano è diretto nei cinque Paesi appena menzionati[5] .

A causa dalle sanzioni e dagli embarghi sui cibi europei l’export italiano ha risentito di una flessione negativa sul mercato russo(-6%).

I Paesi che maggiormente incidono sui tassi di crescita delle esportazioni del Made in Italy sono quelli dell’est: in primis il Taiwan, che registra un +25,0% di prodotti alimentari italiani in entrata, seguono Corea del Sud (+20,2%), Israele (+15,0%), Croazia (+14,6%), Singapore (+14,6%), Polonia (+13,3%) e Slovacchia (+13,0%). Un grande traguardo è stato raggiunto in Cina, in cui il  gradimento del Made in Italy alimentare ritorna a sfiorare la doppia cifra (+9,9%).

 

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Fonte: http://instoremag.it/industria/obiettivo-50-miliardi-di-export-per-il-food-italiano/20150410.73978

 

L’Expo 2015 rappresenta l’occasione per il mercato italiano di essere rivalutato a livello mondiale. Al Padiglione “Cibus e’ l’Italia”, di Federalimentare, il presidente Luigi Scordamaglia e il viceministro Carlo Calenda hanno annunciato le strategie che verranno intraprese durante i sei mesi dell’esposizione universale milanese ed hanno presentato le 500 aziende presenti nel padiglione. L’Atlante Geografico del Food Made in Italy, di Federalimentare, il quale analizza i dati dell’export agroalimentare nel mondo, dei mercati più importanti e di quelli che nell’ultimo anno hanno registrato le performance più rilevanti, ha stimato che 1,2 miliardi di persone l’anno acquistano un prodotto dell’agroalimentare italiano. Nel 2014 l’export agroalimentare italiano ha raggiunto la soglia dei 34,3 miliardi di euro, +2,7% rispetto al 2013.

Una sfida che dovrà essere affrontata nel prossimo futuro è quella relativa alla contraffazione di prodotti italiani. Oltre alle percentuali delle esportazioni, infatti, ha trovato incremento anche il fenomeno dell’Italian Sounding, cioè l’imitazione di un prodotto, di una denominazione o di un marchio attraverso il richiamo alla sua presunta italianità. Negli ultimi dieci anni tale fenomeno è cresciuto, ovunque nel mondo, sino a raggiungere la soglia del +180% e rappresenta, pertanto, una delle fondamentali problematiche da affrontare per favorire il mercato italiano.

Avv. Dimitri De Rada

Avv. Dimitri De Rada


Note:

[1] http://www.confartigianato.it/2015/03/studi-boom-export-verso-usa-372-nel-primo-bimestre-2015-italia-primo-paese-europeo-per-esportazioni-verso-usa-nei-settori-di-micro-e-piccola-impresa-79-miliardi-euro-davanti-ai-70-della-germ/
[2] http://www.repubblica.it/economia/2015/01/17/news/pmi_export-105125021/
[3] http://www.sviluppoeconomico.gov.it/index.php/it/per-i-media/comunicati-stampa/2032326-entra-nel-vivo-piano-straordinario-made-in-italy-da-260-milioni
[4] http://www.kpmg.com/it/it/issuesandinsights/italyworks/pagine/approfondimenti.aspx
[5] http://www.mark-up.it/litalian-food-nellexport-e-ad-valore-aggiunto/